Etichetta alimentare: le insidie nascoste nei prodotti alimentari
Etichetta alimentare: le insidie nascoste nei prodotti alimentari
Indice di lettura
- Fare la spesa è una questione di etichetta
- Le insidie nascoste nei prodotti alimentari
- Prodotti taroccati
- Come leggere l’etichetta alimentare
- Il “Made in Italy” in etichetta è sempre garanzia di prodotto italiano al 100%?
- Additivi alimentari
- Gli additivi che è meglio evitare
- Alcuni edulcoranti favoriscono il sovrappeso
- I conservanti fanno davvero male?
- Le regole per fare una spesa sana
Fare la spesa è una questione di etichetta
L’enorme varietà di prodotti alimentari a nostra disposizione è resa possibile principalmente grazie alle scoperte avvenute negli ultimi due secoli nel campo della microbiotica e della chimica.
Le tecniche di conservazione e i processi di distribuzione sempre più efficienti ci permettono di consumare in qualsiasi momento cibi e preparazioni che arrivano da ogni parte del mondo e che un tempo sarebbe stato impensabile anche solo conoscere.
Proprio per questo, tra gli scaffali dei negozi, possono trovarsi uno accanto all’altro generi alimentari della stessa categoria; eppure, molto diversi tra loro, per provenienza, composizione e metodo di lavorazione.
Anche se un pacco di biscotti può sembrare simile ad un altro, un vasetto di sugo identico a quello vicino non bisogna farsi ingannare dalle apparenze: saper leggere l’etichetta alimentare è fondamentale.
L’etichetta è l’arma più efficace che abbiamo a disposizione per difenderci da eventuali rischi per la salute e sapere davvero cosa c’è in quello che mangiamo.
Le insidie nascoste nei prodotti alimentari
La prima cosa da fare è non fidarsi delle scritte in grande, bisogna scegliere i prodotti leggendo il retro delle confezioni. Per scegliere gli alimenti più genuini è fondamentale imparare a leggere le etichette; solo così potremo evitare gli eventuali pericoli connessi ad alcuni ingredienti. Inoltre, conoscere com’è composta un’etichetta e quali informazioni deve contenere è utile anche quando queste indicazioni non ci sono o sono ambigue: questo è già di per sé un monito che dovrebbe tenerci alla larga da certi prodotti.
Spesso sulle confezioni degli alimenti, oltre alle etichette obbligatorie, compaiono i cosiddetti “claims nutrizionali”, sono veri e propri slogan commerciali, che hanno lo scopo di portare il compratore ad acquistare senza leggere l’etichetta.
Per non cadere nella trappola degli slogan salutistici sbandierati sulle confezioni, bisogna sempre controllare la percentuale degli ingredienti sani ma, leggendo con attenzione la loro “carta di identità”, spesso si scopre che in realtà la sostanza salutistica reclamizzata è presente in dosi minime e in più è associata ad altri ingredienti meno raccomandabili. Alla riduzione di grassi e zuccheri, per esempio, può essere associata la presenza di altre sostanze che ne garantiscono l’appetibilità e che spesso sono tutt’altro che salutari.
Prodotti taroccati
Nonostante i controlli siano sempre più serrati, persiste il pericolo di comprare prodotti “taroccati” o “alterati”, spacciati per autentici o pregiati.
Le principali frodi colpiscono l’olio extravergine di oliva, la mozzarella, i salumi, il vino, il latte, il pesce e la carne. Quindi per questi alimenti è ancora più importante riconoscere l’etichetta di qualità.
Come leggere l’etichetta alimentare
E ‘la carta d’identità di un prodotto e va considerata attentamente per capire il livello di qualità di un alimento e per mettersi al riparo da sostanze potenzialmente poco salutari o non naturali.
Ecco cosa indicano le diverse informazioni che si trovano sulla confezione di un prodotto alimentare:
- DENOMINAZIONE DI VENDITA E NOME DEL PRODUTTORE:
Deve essere un nome preciso che identifica l’alimento e solo quello. Ci deve essere il nome della società che provvede alla commercializzazione del prodotto.
- TABELLA NUTRIOZIONALE:
La dichiarazione nutrizionale è OBBLIGATORIA dal dicembre del 2016 e deve riportare se seguenti indicazioni: il valore energetico, la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine, sale.
- PRODOTTO BIOLOGICO:
L’uso del termine “biologico” è sottoposto a una rigorosa normativa comunitaria, assicurata dall’apposito marchio, e permesso solo a chi ha standard elevati di protezione dell’ambiente e di benessere degli animali, con il minor uso di sostanze chimiche.
- PAESE DI ORIGINE:
L’indicazione della nazione o della regione di origine è obbligatoria solo per alcune categorie di prodotti come carne, frutta e verdura, pelati.
- MODALITA’D’USO E CONSERVAZIONE:
Sono d’obbligo solo se indispensabili per un buon uso del prodotto.
- DATA DI SCADENZA E LOTTO DI PRODUZIONE:
La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il…” vuol dire che quel prodotto entro la data indicata mantiene le sue proprietà nutrizionali. La dicitura “da consumarsi entro il.. “indica invece che dopo quella data il prodotto può deteriorarsi. La lettera L seguita da numeri e lettere identifica i cibi prodotti nello stesso periodo e modo.
- ELENCO DEGLI INGREDIENTI:
Gli ingredienti vanno riportati in ordine decrescente di quantità. La dicitura “può contenere tracce di.. “indica la possibilità di presenza di allergeni e deve essere ben chiara sull’etichetta, riportando quali sono.
- SLOGAN NUTRIZIONALI:
Le norme UE impongono che le frasi che mettono in evidenza qualità nutrizionali e salutistiche del prodotto corrispondano a verità scientifica.
Il “Made in Italy” in etichetta è sempre garanzia di prodotto italiano al 100%?
La scritta “prodotto in Italia” o “Made in Italy” garantisce che l’ultima trasformazione sostanziale del prodotto sia stata fatta in Italia, ma non garantisce la provenienza italiana della materia prima. Gli unici prodotti per i quali si può identificare con certezza come italiana la materia prima impiegata sono quelli per i quali è obbligatorio indicare il Paese di origine in base alla normativa nazionale. E sono il miele, l’olio extravergine di oliva, i prodotti ittici, le uova, le carni (bovina, suina, ovi-caprina e di volatili), la passata di pomodoro, il latte fresco, l’ortofrutta, il grano e il riso. Anche sui prodotti lattiero-caseari devono essere specificati il Paese di mungitura, di confezionamento e di trasformazione per i derivati.
Additivi alimentari
Non hanno un valore nutritivo e servono per distribuire e vendere più facilmente i prodotti.
Gli additivi possono essere naturali o di sintesi, anche se oggi questa seconda categoria tende a essere prevalente. Ciò non vuol dire, però, che gli additivi di sintesi siano in ogni caso più nocivi delle sostanze naturali. Basti pensare che nella frutta e nella verdura si trovano alcune sostanze che possono essere estremamente tossiche se assunti ad alti dosaggi.
Gli additivi che è meglio evitare
L’associazione statunitense EWG, nel 2014 ha pubblicato una lista dei 12 additivi presenti nei cibi che sarebbe meglio evitare:
Nitriti e nitrati (E249, E250, E251, E252).
- Bromato di potassio
- Propylparabene (E216)
- Idrossianisolo butilato o BHA (320)
- Idrossitoluene butilato o BHT (E321)
- Propil gallato (E320)
- Teobromina
- Diacetile
- Alluminio (E173)
- Aromatizzanti naturali
- Coloranti artificiali
Alcuni edulcoranti favoriscono il sovrappeso
Edulcoranti come l’aspartame, l’acesulfame, il ciclamato o la saccarina vengono usati in quasi tutti i prodotti che si dichiarano “senza zucchero” o “light” e nelle versioni “zero” delle bevande gassate.
Ma alcuni studi sollevano dubbi riguardo alla loro innocuità, soprattutto in caso di uso prolungato o eccessivo. I dolcificanti di sintesi sono aggiunti ai cibi secondo margini molto ampi di sicurezza, basti pensare che per l’aspartame il limite da non superare è di 40 mg per kg corporeo al giorno, il che significherebbe per un adulto di 70 kg consumare circa 140 compresse di dolcificante o circa 300 gomme da masticare in una sola volta. Tuttavia si consiglia un consumo sporadico e ridotto perché gli edulcoranti abituano il palato a gusti molto dolci, creando una sorta di dipendenza, che alla lunga porta ad aumentare la voglia di alimenti zuccherini. Inoltre, a scopo cautelativo, sono sconsigliati ai bambini con meno di tre anni e durante i periodi di gravidanza e allattamento.
I conservanti fanno davvero male?
Senza questa tipologia di additivi non potremmo avere a disposizione una così ampia varietà di alimenti come quella che troviamo al supermercato. Ma è bene riconoscere quelli davvero innocui.
Certi conservanti, pur essendo autorizzati, vengono giudicati potenzialmente dannosi alla salute, in dosi elevate. Tra questi ci sono i solfiti (E220-228, si trovano in dolci, snack e conserve), sono irritanti e potrebbero causare disturbi seri, ma l’EFSA ne ha ammesso l’uso, indicandone la dose massima al giorno. I fungicidi sorbato di potassio (E202) e natamicina (E235) e il conservante esametilentetrammina (E239). Altri conservanti, invece, come i derivati del propionato sono innocui.
Le regole per fare una spesa sana
Per ridurre il rischio di acquistare prodotti poco genuini o contenenti sostanze nocive inizia a seguire queste semplici regole:
- Leggi bene le etichette sulle confezioni: più informazioni avrai a disposizione, tanto migliore sarà il tuo giudizio sui prodotti.
- Ricorda che le scritte in grande e le illustrazioni riportate sulle confezioni sono puramente indicative e hanno lo scopo di attirare la tua attenzione.
- Evita i prodotti che riportano nella lista degli ingredienti tante sostanze che non conosci o diciture poco chiare (per esempio, l’indicazione generica “aromi”9.
- Preferisci alimenti a km zero e stagionali.
- Prediligi materie prime e luoghi di produzione italiani (l’Italia è tra i paesi con i controlli più severi sulla sicurezza alimentare):
- Quando compri prodotti freschi (specialmente il pesce) assicurati che lo siano davvero e che non si tratti di prodotti trattati o decongelati.
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Fonti: Riza – Natura & Salute - EFSA